I menù dei migliori takeaway della zona sono pronti in fila sul tavolo; a Laura non resta che decidere chi tra loro la salverà dal digiuno. Deve andare a gusto.
A questo punto è meglio per lei fingere che il frigorifero non esista. Sa esattamente a quale raccapricciante scena si troverebbe di fronte se lo aprisse: nei cassetti giacciono nascosti i cadaveri dei suoi ultimi propositi.
Era bastata una frase, buttata lì come un petardo nel reparto surgelati del supermercato, per trasformare la sua esistenza in una discarica maleodorante.
Laura, con il braccio infilato per intero nel regno del ghiaccio, stava cercando di raggiungere l’ultima confezione di lasagne sopravvissuta al passaggio dei predatori del sabato mattina, quando sua madre le disse:
“Volevi che ti insegnassi a cucinare a quindici anni, come è possibile che ora ti nutri solo di piatti pronti?”
Quando le sue dita toccarono il cartone ghiacciato, Laura esultò.
Richiuse lo sportello e rimase a fissare il trofeo delle sue cattive abitudini alimentari. In caratteri giocosi, lesse quelle parole dall’effetto ipnotico.
“Tutto il gusto, in soli pochi minuti. Vedi, mamma? Qui sta la differenza.”
“Pochi minuti o mezz’ora cosa ti cambia? Non hai nemmeno un cane da portare a spasso.”
“Tu non hai idea di quanto tempo mi ci vuole a rigirare tutte le cimici capottate che trovo in casa quando rientro dal lavoro. E prima che muoiano.”
“Seriamente. Risparmi tempo ma ti avveleni con cibi industriali.”
“Avveleni… esagerata. Mi avvelena l’idea di buttar via un’ora della mia vita per fare un risotto ai funghi che divorerò in piedi, in cinque minuti, in una cucina che mi ruberà un’altra mezz’ora per pulirla.
“La fa facile lei” borbottò mentre spingeva il carrello. “Non ha niente da fare. Può anche impiegare un giorno intero per fare un brasato. Buono, per carità. Ma me lo mangio al ristorante, piuttosto.”
“Come hai detto? Vuoi fare il brasato?”
“Magari, un giorno, dicevo.”
“Ma ti ricordi quando scrivevi a macchina le mie ricette?”
Laura ricordava.
Ricordava la macchina per scrivere Valentina e l’odore di inchiostro del nastro rosso e blu, ricordava quelle X che batteva ogni volta che sua madre diceva “io vado a occhio”, oppure “devi regolarti tu”. Ma ricordava anche i suoi primi esperimenti, il piacere di unire gli ingredienti e sentire il gusto. Si sentiva come una strega buona che prepara pozioni magiche dentro un pentolone di rame, avendo cura di girare il cucchiaio in senso orario, per caricare il cibo di positività. Era divertente, ma era un gioco. Ora non lo era più.
Un colpo di cattivo gusto
“Secondo me, hai dimenticato come si cucina.”
Laura emise un lungo sbuffo dalla sua valvola di sicurezza interiore; poi, come in preda a un raptus, riempì il carrello di farine, uova, lievito e tutte le materie prime che immaginò potessero servire per preparare piatti fatti in casa per un mese. Alla fine si riempì le braccia di verdure, tante verdure. Il suo frigorifero divenne un caveau di preziosi ingredienti freschi. Rimase incantata a guardare quell’esplosione di colori. E rimase incantata anche il giorno successivo, e quello dopo ancora. Non fece altro che rimanere incantata per giorni. Senza mai prelevare nulla, come se mettere le mani su quell’installazione perfetta volesse dire deturpare un patrimonio artistico.
In realtà la sera giusta per cominciare era sempre domani.
Giorno dopo giorno quei vividi colori virarono verso mille sfumature di marrone, costellati di peluria argentata. Finché Laura smise di aprire il suo caveau.
“Stasera cinese.”
Non appena afferra lo smartphone per fare il suo ordine, arriva una chiamata.
“Ciao mamma. Scusa, ma mi sto preparando la cena. Posso richiamarti più tardi?”
Mentre ascolta la risposta, senza rendersi conto, Laura si avvicina al frigorifero e lo apre. Un fetore di putrefazione si spande nella cucina e si mescola con l’olezzo della propria coscienza sporca.
Lì, davanti a quel cimitero di vegetali e latticini, confessa:
“Mamma, lascia perdere, è andata così. Ma poi ho tutto il diritto di spegnere il cervello e buttarmi sul letto con Law and Order quando torno a casa. Devo andare. Ti saluto.”
Ora ha altro da fare. Deve sbarazzarsi dei corpi del reato, occultando i cadaveri nel bidone verde in giardino. Grazie alla complicità dei lombrichi, diventeranno compost per rinvasare i gerani in primavera. Coscienza sistemata, frigorifero risanato, faccenda archiviata.
Il piano perfetto
Solo qualche sera dopo, divorando una pizza al gusto di cartone davanti alla TV, tra un omicidio e un’autopsia, Laura sperimenta la sua epifania.
Una pausa pubblicitaria interrompe il Detective Stone mentre sta per arrestare il serial killer. Laura si distrae su Instagram. Il suo pollice si ferma di colpo quando vede il sorriso con filtro glitterato di una ragazza che mostra entusiasta una ricetta veloce per preparare le piadine con dadolata di verdure. Sembravano un’opera d’arte. Tutte infarcite di amore per se stessi. E poi l’idea di spruzzarle con il lime. Geniale!
A Laura cade di bocca il triangolo gommoso. Ingoia il boccone già masticato, ma il sapore di cartone non svanisce.
“Anch’io voglio farle. Anch’io.”
Può sentire l’urgenza lievitarle dentro. Se solo avesse gli ingredienti, andrebbe di corsa in cucina per prepararla. Lasciarsi alle spalle un passato macchiato di salse pronte e iniziare una nuova vita sembra finalmente possibile. Ora sa cosa deve fare, e come lo deve fare.
Prende un tovagliolo di carta e scarabocchia il suo piano:
- Obiettivo: sperimentare nuove ricette veloci e sane.
- Metodo: condurre un’indagine nel web per scovare piatti moderni e veloci.
- Motivazione: entusiasmarmi come la ragazza del video, ma senza filtro.
- Risultato: mangiare sano amandosi e divertendosi.
- Come non fallire… ancora: iniziare con due ricette a settimana, non di più, per un mese.
“Un colpo di gusto. Così si chiamerà il mio piano”.
Il sabato pomeriggio si presenta al supermercato con una lista della spesa che pare un algoritmo, tutto calcolato al grammo. La domenica è il giorno dedicato alla cucina. Niente più sprechi, niente più cadaveri.
Gli altri sei giorni della settimana tutto rimane immutato. Cibi surgelati e takeaway. Solo così può ingannare la sua mente, programmata per sabotare ogni tentativo di cambiamento. Lo dicono anche nei film polizieschi: quando cambiano abitudini, sono colpevoli. Deve mantenere un basso profilo e sfilare sotto gli occhi della sua coscienza senza far scattare l’allarme.
Per due settimane il piano fila in modo perfetto. Laura si dà il cinque da sola. Cucinare la diverte ancora come quando era ragazzina.
Ma in ogni piano, anche se perfetto, prima o poi compare l’imprevisto. E per Laura l’imprevisto si chiama gusto. Il suo palato si abitua in fretta a nuovi sapori, più semplici e naturali, e inizia a mal tollerare il solito cibo pronto. Tutto ora sa di cartone, aglio e dado. Ha smesso di ingoiare qualsiasi qualcosa pur di mettere a tacere la fame. Ora mangiare è un atto di amore verso se stessa.
Laura impugna la sua arma, un coltello con la lama di venticinque centimetri dal quale non si separa più. Inizia ad affilarlo senza sosta e intanto riflette. Il piano rischia di diventare una trappola. Riesce già ad immaginarsi dimagrita e affamata.
“A meno che, l’intruso non diventi un complice. Ma come? Come un finto ostaggio a garanzia della fuga. Con un palato sensibile a bordo, sarà impossibile tornare indietro alla fine del mese. Certo, serve alzare il livello di pianificazione. Giocare d’anticipo. Prevedere l’imprevedibile, ma il bottino vale lo sforzo.”
Laura non si dà per vinta e riduce a cubetti un chilo di verdure.
Inizia a surgelare le porzioni in eccedenza per gli altri giorni; pronto e sano. Ha così creato il suo regno del ghiaccio personale.
Inoltre, video dopo video, impara che una scorta di focacce e crostini fatti in casa, oltre ad arance e avocado, possono rendere gourmet anche le insalate.
Senza nemmeno rendersi conto, frequenta nuovi luoghi del supermercato e a non si fa più vedere in certi quartieri surgelati. Poi, inizia a viaggiare nelle piccole botteghe di paese, alla ricerca di una sempre maggiore qualità e di un gusto autentico. Avida di nuove esperienze gustative, sperimenta spezie e erbe per la prima volta. Scopre come basta poco per accendere il sapore di un piatto semplice.
Cucinare per sua madre cibi che non ha mai assaggiato in vita sua, è il colpo del secolo.
“Com’è questa focaccia di cavolfiori, mamma?”
“Davvero buona. Mi passi la ricetta?”
“Certo. Vedrai, in pochi minuti è fatta.”