Tratto dall’omonimo bestseller di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017, Le Otto Montagne è un film emozionante che parla di amicizia e di montagna, entrambe nella loro versione più autentica: l’amicizia fraterna, quella dove puoi mettere le radici, e la montagna, che è bellezza e crudezza allo stesso tempo.
Le Otto Montagne: trama
Pietro è un bambino di città che con sua madre trascorre l’estate in Valle d’Aosta, nella piccola frazione di Graines, nella Val d’Ayas. Suo padre, che lavora a Torino in una grande fabbrica, raggiunge la famiglia nei fine settimana nella loro casa in montagna.
Qui Pietro conosce Bruno, l’unico bambino a vivere ancora nel paese. Orfano di madre e figlio di un muratore che lavora all’estero, vive con gli zii nella piccola frazione. Tra i due nasce subito un’amicizia e un legame fraterno.
Anche i genitori di Pietro accolgono Bruno nella loro famiglia come fosse un figlio, tanto da desiderare di portarlo con loro in città per dargli un’istruzione. Il padre di Bruno si oppone e lo costringe a raggiungerlo per lavorare con lui. Questa imposizione divide i due amici che si allontanano per diversi anni, per ritrovarsi di nuovo da adulti, quando il padre di Pietro muore.
La narrazione fa un salto in avanti nel tempo, per poi aprire finestre su quel passato non condiviso dai due ragazzi, attraverso le quali si raccontano e ci raccontano i momenti di svolta delle loro esistenze, gli attriti con i rispettivi padri e la ricerca della propria vera natura, che hanno portato Bruno a tornare ad essere un montanaro a Graines e Pietro a trovare le sue parole per diventare scrittore e giramondo.
L’amico ritrovato
La loro amicizia riprende da dove si era interrotta, un’amicizia che non si lascia scalfire né da gelosie né dalle distanze e si consolida nel portare avanti insieme il progetto di ristrutturare una baita che Pietro ha ricevuto in eredità dal padre.
Quando Bruno attraversa un momento difficile, cercherà la solitudine proprio in quella baita, solitudine che vuole condividere solo con Pietro, che ritorna da un viaggio in Nepal per stare vicino al suo amico. Anche con lunghi silenzi, Pietro comunica a Bruno il suo essere lì per lui. Tutto ciò che c’è da sapere viene affermato con le azioni, con il condividere un pezzo di formaggio e un bicchiere di vino, sedere insieme davanti al fuoco, esserci.
Le Otto Montagne: il cast
Film diretto dalla coppia belga Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Una produzione italo-franco-belga, con un cast prevalentemente italiano.
Luca Marinelli: Pietro Guasti
Alessandro Borghi: Bruno Guglielmina
Filippo Timi: Giovanni Guasti
Elena Lietti: Francesca Guasti
Elisabetta Mazzullo: Lara
Lupo Barbiero: Pietro Guasti bambino
Cristiano Sassella: Bruno Guglielmina bambino
Meravigliosa l’interpretazione dei due protagonisti, Luca Marinelli e Alessandro Borghi, quest’ultimo in particolare irriconoscibile nel suo ruolo. Ma non da meno anche i giovani attori che hanno interpretato Pietro e Bruno da bambini.
La montagna protagonista
Le Otto Montagne, storia vera ma non troppo. Ad affermarlo è proprio chi ha scritto il libro Le Otto Montagne, Paolo Cognetti, che ha dichiarato: ”Non è un’autobiografia, ma nasce in maniera molto chiara dalla mia vita e dal rapporto con questi luoghi”.
Perché il titolo Le Otto Montagne?
È una domanda che sorge spontanea e alla quale Pietro darà una risposta al ritorno da uno dei suoi viaggi in Nepal. Si tratta di una leggenda nepalese che descrive il mondo come una ruota a otto raggi, con al centro una grande montagna, il monte Sumeru. Su ogni raggio della ruota c’è una montagna, e tra di loro otto mari. E si domanda il saggio: «Avrà imparato di più chi ha fatto il giro delle otto montagne o chi è arrivato in cima al monte Sumeru?»
La natura non è un concetto astratto
Le Otto Montagne è un viaggio attraverso la bellezza spietata della montagna, una bellezza che devi conquistare al prezzo della fatica, della rinuncia e del sacrificio. Una natura incontaminata che, come sottolinea lo stesso protagonista Bruno, per chi viene dalla città è quasi un concetto astratto, generalizzato. La montagna del turista è spesso idealizzata, come fosse un paradiso di pace e natura in cui sognare di vivere.
Solo chi la montagna la vive ogni giorno, (come Bruno, che la considera l’unico posto in cui può vivere) in quella natura vede il bosco, il pascolo, il torrente, cose concrete che sono parte essenziale della vita quotidiana. Ma con lucida obiettività ci vede anche gli ostacoli e le difficoltà di sopravvivere in un luogo senza comodità, difficoltà con cui devi fare i conti tutti i giorni e in tutte le stagioni.
“Se stai troppo a pensare diventi matto”. Con questo spirito Bruno invita Pietro ad affrontare l’impresa, a prima vista impossibile, di ristrutturare la baita lasciata dal padre in eredità. Con le sue parole esprime l’essenza della cultura della montagna, del fare quello che serve per andare avanti giorno dopo giorno, senza farsi ostacolare da pensieri inutili.
Dove è stato girato il film?
Per chi, come me, dopo la visione di questo film, ha provato il desiderio di immergersi dal vivo in quei luoghi, li può trovare in Val D’Ayas, dove è ambientato il libro e dove è stato girato il film. La casa in cui Pietro andava in vacanza d’estate da bambino con la sua famiglia si trova a Graines, ed è la vecchia scuola della frazione del comune di Brusson.
La baita che Bruno e Pietro hanno ristrutturato, in parte ricostruita dalla produzione, chiamata Barma Drola nel film, si trova nella località di Lavassey, nella località di Merendioux.
Il lago alpino mostrato più volte nel film, invece, è il lago di Frudière Inferiore.
Le otto montagne: recensione emotiva
Le Otto Montagne è un film di due ore e mezza che ti regala una visione lenta, ma che non annoia. È un racconto che ti prende per mano e ti accompagna dentro le vite dei protagonisti, che ti fa sedere accanto a loro, che ti rende partecipe dei loro discorsi scarni, fatti solo di parole essenziali, senza inutili convenevoli. I silenzi vanno dritti al dunque e dritti al cuore, proprio come fa la montagna. Dopo la visione di questo film potresti provare il desiderio di avere un amico come Bruno, un amico concreto con cui sedere davanti al fuoco a mangiare formaggio e bere vino.
Non aver letto il libro prima di vedere la sua trasposizione cinematografica, per me è stato un vantaggio. Ho avuto modo di assaporare la scoperta della storia, seguendo i suoi ritmi naturali, senza aspettative e precognizioni. Ad accompagnarmi c’era la voce narrante, il punto di vista di Pietro che racconta la sua storia di amicizia. La sua voce fuori campo interrompe i lunghi silenzi, dove a parlare sono i panorami incontaminati nel formato 4/3, per costruire ponti emotivi tra gli eventi, ponti che dimostrano come le distanze di tempo e di spazio non potranno mai estirpare “un’amicizia che è un luogo dove metti le tue radici e resta ad aspettarti”.